Memoria sensoriale e memoria di lavoro: l'effetto Mozart


1) Fela Kuti - Zombie


 


23) Chopin - Variazioni su tema di Mozart "Là ci darem la mano"


 

Per entrare in quello che faccio davvero e nell'essenza del metodo vi spiego una cosa.
Le routine non sono per niente indicative della musica che ascolto davvero.

Io separo i due momenti, quello del riscaldamento o del check up, in cui prendo una routine e vedo se riesco ad ascoltare più "metageneri" o se per qualche motivo mi sono svegliato con l'orecchio blues piuttosto che per Mozart o per Jarrett.

Avrei potuto usare le tre canzoni (Taxman, Sunday Morning e Airbag) a vita, però alla lunga diventa noioso, per cui ogni tanto ne invento una nuova. Quando capita la pubblico.

A volte decido che mi sta bene mantenere l'orecchio con cui mi sono svegliato, con il vantaggio che so già in partenza cosa mi piacerà e cosa no.

Superata sta roba della routine, che dura quel quarto d'ora venti minuti la mattina, il resto della giornata ascolto un poco quello che capita, senza nemmeno domandarmi che tipo è o perché funziona.

Oggi per esempio mi va Zombie di Fela Kuti e le variazioni di Chopin su un tema di Mozart tratto dal Don Giovanni.

Se ci riflettete bene, il "metodo" è una banalità e non c'è nemmeno bisogno che vi consigli un percorso particolare.

Esiste la musica africana e quella che ci somiglia e ci si può fare l'orecchio per quella con l'abitudine.
Esiste la musica classica e quella che ci somiglia e ci si può fare l'orecchio ascoltandola più volte.

E poi esistono le vie di mezzo (il rock, il jazz) in cui le carte si mischiano.

Che cosa è il "metodo"? Guardare questa cartina, capire dove siete e decidere dove andare.
Tutto qui...

Per convenienza ho distinto poi la musica classica intellettuale (che chiamo antica) da quella passionale (che chiamo moderna) perché effettivamente il pubblico e gli autori spesso si dividono su queste due anime, ma fra queste due c'è molta compatibilità e la distinzione è veramente una sfumatura.

Se non la riconoscete, buon per voi, vuol dire che sapete muovervi bene fra stili che comunque appartengono alla stessa filosofia.

Perché infatti la "vera mappa" del mondo musicale è questa, e se volete approfondire esiste una disciplina che si chiama musicologia comparata (o etnomusicologia) che studia proprio questa distinzione:




Esistono due tipi di musica (e ovviamente la via di mezzo in cui si usano entrambe) quella che sfrutta la memoria sensoriale e si chiama "intesional" e quella che sfrutta la memoria di lavoro e si chiama "extensional". Quella che vive "nell'istante" e quella che si estende, si espande nel tempo.

Sia la memoria di lavoro che quella sensoriale appartengono alla memoria a breve termine.
La memoria sensoriale dura due o tre secondi, la memoria di lavoro dura almeno 10 secondi.

La memoria sensoriale ci serve per percepire la realtà e non perdersi i dettagli, la memoria di lavoro ci serve per ascoltare un dialogo fra persone, per far di conto, per studiare e tenere a mente quello che si sta facendo.

Per questo esiste un effetto Mozart (e non un effetto Led Zeppelin): ascoltare musica estensiva davvero migliora le capacità di concentrazione ed aiuta nello studio.
Però paradossalmente, mentre studiate, meglio i Led Zeppelin, perché se la memoria di lavoro la state tenendo impegnata per Mozart, vuol dire che di quello che leggete capite poco e niente.

Esiste un altro tipo di memoria, quella a lungo termine: è quella che usano i principianti per ascoltare musica estensiva quando ancora non hanno imparato ad ascoltare. La differenza fra un principiante di musica classica ed un ascoltatore vero è questa: il principiante ha bisogno di studiarsi l'opera, il disco, imparando appunto a memoria: siccome ha una capacità di attenzione limitata nel tempo, quando si distrae usa come stampella la memoria a lungo termine, siccome sa già cosa verrà dopo e cosa è venuto prima si "arrangia".

Un ascoltatore allenato non ha bisogno di "studiarsi" un disco di musica classica, funziona la prima volta.

Un esempio terra terra, se si guarda la classifica dei dischi italiani di qualche anno fa troviamo i vari Pausini, Bocelli, Ramazzotti, la cosiddetta "musica leggera all'italiana" che è estensiva, una variante della musica classica tonale. Se guardiamo quella di oggi è solo trap e musica da ballo "latina" che è prettamente una variante della musica africana: ovvio se tutti stanno sempre con un telefonino in mano la memoria di lavoro è impegnata su Instagram e Whatsapp e non sulla musica.

Questo ovviamente non è un giudizio di merito, si può fare arte in entrambi gli ambiti, però sono estetiche diverse. La prima consiste nel colorare i frammenti nella maniera migliore possibile, la seconda nel costruire lentamente un discorso che si percepisce meglio da lontano piuttosto che da vicino, pensando più ai collegamenti fra i singoli frammenti che al dettaglio degli stessi.

Un ascoltatore intensionale spesso si annoia con la musica estensiva proprio perché nell'istante trova pochi stimoli: poco timbro, poco ritmo, poca varietà armonica o melodica o dinamica. Troppa lentezza.

Un ascoltatore estensionale si annoia con la musica intensiva quando si accorge che non va avanti o rimane frastornato dai troppi stimoli che arrivano troppo insieme, quando è abituato a riceverne di meno ma più duraturi. Troppa velocità. 

Infatti, come dicevo, la memoria sensoriale ha meno durata (3 secondi), ma permette di tenere a mente più cose. In un riff succedono più cose che in una melodia, ma durano di meno.

L'ascoltatore universale usa contemporaneamente la memoria sensoriale e quella di lavoro.



Commenti

  1. Se uno entra bene nella Musica Classica, lì allora capisce che servono spesso entrambe le strategie ("estensiva" ed "intensiva") nello stesso momento.

    Se poi uno si mette a studiare composizione ed inizia ad avere pure coscienza diretta di tutto ciò che succede anche solo in un semplice accordo all'unisono, allora lì è proprio forzato a svilupparle entrambe al massimo qualsiasi cosa faccia.

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    1. Indubbiamente un musicista professionista ha una marcia in più nell’ascoltare perché può valutare anche il dettaglio tecnico. Tuttavia non è detto che sia un ascoltatore universale. La musica classica nella sua interezza insegna tutto, tuttavia il repertorio dei teatri ignora i periodi dove c’è più varietà: il tardo rinascimento e il 900.

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    2. Infatti io alla fine ho sviluppato le mie capacità d'ascolto più andando per conto mio che non frequentando le sale da concerto.

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