Le tre strategie di ascolto

Buongiorno,

oggi proverò a darvi una rappresentazione intuitiva delle tre strategie di ascolto.

Io invito sempre a provare per capire, perché si tratta di descrivere e "sintonizzare" percezioni e solo ascoltando musica si può imparare ad ascoltare musica...
Tuttavia a volte una immagine vale più di mille parole per cui ecco le tre strategie di ascolto rappresentate graficamente!
Immaginate che la freccia indichi la direzione del flusso dei vostri pensieri, dei suoni che seguite ed osservate con la mente.

Strategia 1, ascolto circolare



Joe Zawinul - Introduction To A Mighty Theme & Waraya


 


Strategia 2, ascolto orizzontale



Giovanni Gabrieli - Jubilate Deo

 



Strategia 3, ascolto verticale




Schumann - Nachtstucke, Op.23

 

Chi sa fare tutte e tre le azioni contemporaneamente (e non switchando da una all'altra) è l'ascoltatore universale, in grado di gestire qualunque forma di complessità.

Quindi non pensate che 1,2,3 siano ritmo, melodia, armonia come alcuni lettori americani mi hanno scritto. Queste categorie, come le nuove categorie create da Enrico Merlin nel suo bellissimo libro 1000 dischi per un secolo (timbro, dinamica, espressività, interplay) sono trasversali ai tre tipi di ascolto.

Tutti i parametri della musica contribuiscono a disegnare uno spazio, che però possiamo esplorare in tre maniere diverse. Con la nostra coscienza "scansoniamo" lo spazio dei suoni in tre direzioni diverse.
Le tre qualità sono attributi dell'osservatore, non dell'osservabile. Quando scrivo musica di tipo 1 è una sintesi di "musica che è apprezzata di più da chi ha la strategia di ascolto 1 e che quindi la stimola".
E come si fa ad allenare le tre strategie di ascolto? Con la pratica, ascoltando musica, non spaventandosi di fronte alle novità e variando il più possibile la dieta.

Le mie routine sono una "sintesi", delle "pillole" di generi e stili diversi creati con lo scopo di farvi usare tutte e tre le strategie almeno una volta al giorno.

Beninteso, la maggior parte delle persone che conosco non cambia strategia di ascolto da venti anni almeno...
Quindi è facile se lo sai fare (e ora sapete come farlo, avete le mie routine) e se avete voglia di farlo...

I recensori di dischi, la maggior parte almeno, fa un lavoro dal mio punto di vista meccanico ed inutile. I critici passano il tempo a stroncare dischi che si ascoltano con una strategia diversa da quella che usano loro.

Per questo, cercate più fonti, è l'unica.
A meno di beccare il Rick Beato o l'Enrico Merlin di turno che sono anche loro ascoltatori universali. 

Il mio resta un metodo ignorante, learning by doing, ed istintivo che mira a risvegliare e liberare i sensi piuttosto che ad istruirli ed incatenarli.
Il libro di Copland (così come anche quelli di Alex Ross e Merlin o i video di Beato o qualunque youtuber esperto di teoria musicale, io ne vedo tanti di inglesi e americani) sono un complemento a chi preferisce un approccio più tradizionale e descrittivo, in cui si impara attraverso una guida all'ascolto.
E anche se è stata una fonte di ispirazione, sono arrivato alla conclusione che il metodo di Copland non c'entra nulla con il metodo ascoltaepentiti, che nasce da due intuizioni empiriche.

La prima del 2002: esiste un punto di osservazione da cui Beethoven è emozionante, Mozart è noioso e i Beatles sono rumore.

La seconda del 2018: le tre canzoni Taxman (1), Sunday Morning (2) e Airbag (3) si ascoltano in maniera diversa. Chi sa ascoltarle tutte e tre nella maniera giusta (e vai a spiegarvelo a parole che vuol dire) sa ascoltare tutto.

A sì, ovviamente il punto di osservazione scoperto quel lunedì 22 luglio 2002 è la strategia 3 (ascolto verticale). 

Ne approfitto per rispondere anche ad una osservazione, sempre del buon Merlin: mi fa notare che è impossibile separare, scindere i tre parametri, la musica è fatta sempre di relazioni sia verticali, che orizzontali che circolari, oltre che di altri "non misurabili" parametri. 

Quello che dice è vero (o meglio è vero se si ha una visione jazz-centrica e Stravinskij-centrica della musica), tuttavia io descrivo gli osservatori e le azioni che fanno, e soprattutto descrivo "stati di equilibrio", di ascoltatori che hanno già qualche anno di esperienza e si sono "formati un gusto". Una mappa non è la realtà, ma la sintetizza togliendo il più possibile, meno variabili ci sono (e più spiega) più un modello è valido. Quando mi sono reso conto che il contesto (tonale, modale, atonale) era del tutto ininfluente, o per lo meno secondario, ho rimosso esercizi specifici. Inoltre per quanto ci siano infinite "rotazioni" possibili di questo spazio a tre variabili (cioè infiniti ascoltatori intermedi) a me interessava trovare gli "autovettori" che generano tutto lo spazio.




X circolare, Y orizzontale, Z verticale


A me non interessa descrivere tutti gli ascoltatori "parziali" possibili ed immaginabili, a me interessa che se uno è contemporaneamente un ascoltatore del primo, secondo e terzo tipo sa fare tutto, cioè riempire lo spazio. Rosso, verde e blu riempiono lo spazio colore, sono tre variabili che permettono di identificare qualunque colore, che poi uno possa trovare altre infinite rappresentazioni (tinta, saturazione, luminosità piuttosto che ciano, magenta, giallo) è verissimo.

Una teoria non deve essere perfetta o vera, l'importante è che sia utile, cioè che gli esercizi abbiano effetto. Tutti i modelli fisici o matematici della realtà sono "falsi", ma permettono agli ingegneri di progettare il pc da cui sto scrivendo e farlo funzionare.

Pensate ad una palestra, ci sono istruttori che ti danno esercizi anche per gli avambracci o i polpacci e decine di macchinari appositi: è una via che funziona benissimo. Ma ci sono palestre dove ti dicono "fai panca, squat e stacchi, a posto così". Ascoltaepentiti appartiene a questa secondo tipo di categoria, studiatevi 3 o 4 dischi e saprete fare tutto.
Quelli giusti però, così come la combinazione panca, squat e stacchi funziona perché copre tutto.

Quali sono i 3 dischi giusti? 

1) James Brown - Live at home with his bad self 2019 mix (Augusta 1969)

2) Glenn Gould - Bach Goldberg variations 1955

3) La Salle Quartet - Arnold Schoenberg Transfigured Night, Op.4, String Trio, Op.45 DG 1984

Compratevi questi tre dischi, imparateli a memoria e abbandonate questo sito per sempre, non avete bisogno di niente altro. In particolar modo lo String trio è difficile perché richiede che siate forti sia nella 2 che nella 3.

Torniamo al discorso che in ogni musica bisogna svolgere le tre azioni e che queste non si possono scindere. Pur essendo vero, per esempio che in molto blues ci sono relazioni verticali, quello che conta è dove è il massimo "contenuto" musicale emotivo. In molto blues e rock le relazioni verticali sono deboli o sporcate da decine di armonici accessori causate dalla distorsione: quando dico "sembra rumore" indico proprio lo sconcerto causato in un ascoltatore che cerca contenuto dove c'è caos. E questo si può solo provare sulla propria pelle sintonizzandosi perfettamente sulla terza strategia di ascolto, già il riff iniziale di Layla di Clapton quando si è fortemente sintonizzati sulla terza strategia appare un baccano infernale e ti fa spegnere immediatamente lo stereo perché il decay della chitarra distorta che permane è intollerabile. 


1) Derek &  the Dominos - Layla

 


Però esiste anche blues più acustico, magari pianistico, magari con un controllo migliore della distorsione in cui l'ascoltatore verticale non prova "dolore". In quel caso che succede? Si allena la strategia 3? No. Perchè?

Perché ci si emoziona di più usando la prima strategia con gran parte del blues, se si usa solo la 3 ci si annoia: il giro di accordi è lo stesso, è prevedibile. Non è lì il contenuto.

Quello che posso dire però è che è vero: chi sa usare tutte e tre le strategie si diverte di più anche con il blues, perché segue il contenuto emozionale "portante", la linea, il pilastro fondante con la strategia 1, ma apprezza anche il contorno, il "side dish", il "ricamo" con la 3. Sempre Layla, è una esperienza più coinvolgente se si ascolta con l'orecchio universale perché quando serve (e non come unica chiave di lettura) si apprezza il contributo anche della linea di basso in sporadiche (ma non consistenti) relazioni verticali. Così come se si ha anche la seconda strategia attivata si apprezzano alcuni dialoghi fra le voci melodiche, che però non sono "sistematici e persistenti" all'interno del brano.

Mi sembra nel 2015 avevo pubblicato appunto un "Layla test" in cui descrivevo le varie sensazioni che si provavano ascoltando Layla nelle varie maniere, per esempio un ascoltatore verticale può provare un minimo di requie solo nella seconda parte, quella pianistica.

Lo lascio come esercizio per il lettore, scoprire l'effetto che fa Layla quando si usa la strategia di ascolto sbagliata.

Nel jazz e in certo rock progressivo o altra musica del secondo 900 è già più difficile dire che c'è una direzione privilegiata di ascolto, vengono stimolate a sufficienza tutte e tre. Ma è una caratteristica del nostro periodo storico o di una certa scelta, ovvero quella di approfondire il jazz, il rock e in generale la musica americana, rispetto ad altre tradizioni che continuano ad esistere anche se fanno numeri meno interessanti (la musica classica  europea e la musica etnica/folk sono vive e vegete!).

Osservando 1000 anni di storia e 5 continenti, le musiche "creole" o "ibride" sono una frazione o un accidente, non la norma.

Tuttavia queste musiche creole o ibride (che stimolano in maniera paritaria 2 o addirittura 3 strategie di ascolto) sono utilissime e sono sfruttate molto nel mio metodo.

Ma arriverà il giorno (e ve lo prometto se farete gli esercizi) in cui vi accorgerete che potrete addirittura fare a meno di Zappa, Miles Davis, Stravinskij, Genesis, Pink Floyd perché i musicisti in grado di coinvolgervi tanto quanto (se non di più) sono MIGLIAIA sparsi geograficamente e cronologicamente nella storia dell'umanità.

Osservate la vastità degli spazi bianchi, paragonata alle dimensioni degli spazi colorati...

Quando parlo di essere l’ascoltatore universale lo intendo nel senso letterale del termine... vuol dire veramente tutto quello che esiste!

Lo so che fa scena dire che stamani ho ascoltato Gloria Coates, Magnus Lindberg, Helmut Lachenmann, Sofia Gubaidulina ed Einojuhani Rautavaara (tutto vero, la musica classica è il mio genere preferito), ma è pur vero che mi sto divertendo oggi pomeriggio per i miei lettori napoletani a testare la routine

1) Pino Daniele



2) Gigi D’Alessio


3) Nino D’Angelo


e mi sta piacendo farlo! Tutta buona musica! Nino D’Angelo è leggermente superiore agli altri due come compositore, ma se non si ha un bias verso una delle tre strategie si apprezzano in maniera paritaria.
L'armonia della canzone di Gigi D'Alessio è complicatissima, ci sono accordi jazz difficili e cambi frequenti, ma l'ascolto è prevalentemente orizzontale. Anche nella canzone di Pino Daniele ci sono accordi di settima e nona di derivazione funk, ma l'ascolto è circolare. 
L'armonia della canzone di Nino D'angelo è semplice, ma la direzione di ascolto è verticale.

P.S. Funziona come le altre...
Se avete problemi a finire un disco di Nino D’Angelo o Gigi D’Alessio non illudetevi di avere almeno uno dei due tipi di orecchio che serve per la musica classica. 


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